Il sacco delle buone idee
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Il dispositivo scenico vede al centro uno schermo che, come un portale, si apre su una realtà virtuale di luoghi disabitati, un dimenticatoio in cui dell’umano aleggia solo l’assenza. Attorno allo schermo, tre figure liminali: un performer con equipaggiamento VR, attraverso i cui occhi si compie la perlustrazione; un’artista del suono che sonorizza dal vivo gli ambienti; uno speaker, che con voce distorta dal microfono, scandisce cronologie di file e divagazioni attorno al tema della memoria. Talvolta, nel monologo irrompono raffiche di non sequitur. Sono i messaggi lasciati in diretta dagli utenti di Twitch, reincorporati nella drammaturgia in un meccanismo partecipativo improvvisato e imprevedibile che ricicla e ammassa gli scarti del linguaggio.