Il sacco delle buone idee
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Quali sono le possibili vie per scrivere di danza, e più in generale di un’opera d’arte? Che cosa ci muove a esporci in quel territorio rovente rappresentato dalla scrittura critica? Da quale necessità deriva il desiderio di attivare uno sguardo che porti a un altrove? Ha ancora senso pensare all’analisi in termini oggettivi? Dove stabiliamo la nostra singolare linea di confine tra un posizionamento situato, un sapere affettivo e una distanza critica?